Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Le parole della Pasqua: Il cielo, le orme e la mamma

L’Ascensione del Signore è la festa della sintesi: tiene insieme gli estremi: la conclusione ed il nuovo inizio, la terra e il cielo, la presenza e l’assenza, restare e andare, la chiamata e la missione, la dispersione e la comunione. È la festa in cui i poli opposti si uniscono.

Per rappresentare questa verità e per rendere vivo questo annuncio in cima al Monte degli Ulivi, a Gerusalemme, c’è la chiesa dell’Ascensione anticamente realizzata con profonda sapienza. Attualmente è una piccola edicola che si trovava all’interno dell’antica chiesa crociata. Dal 1187 fu anch’essa trasformata in moschea.

In origine la chiesa aveva una cupola a cielo aperto, non esisteva il tetto, per contemplare il luogo in cui Gesù salì al cielo.

Il cielo è l’infinito verso cui ogni uomo alza gli occhi quando vuole lasciare spazio alla speranza, al desiderio di felicità che sente nel proprio intimo, quando tocca con mano che ciò che ha intorno a sé non gli basta.

Guardare il cielo è l’espressione più piena del desiderio di Dio, dell’anelito più intimo dell’uomo, dove Dio e l’uomo possano incontrarsi e donarsi in un abbraccio pieno di felicità.

Santa Elisabetta della Trinità, in una bella meditazione sull’Ascensione ha acutamente affermato: Ho trovato il mio cielo sulla terra, perché il cielo è Dio, e Dio è nella mia anima.

E il cielo c’è sempre, è sempre aperto. Le nuvole passano, dice un proverbio, ma il cielo resta.

La cosa bella è che all’interno della chiesa dell’Ascensione è custodita una pietra, isolata dal pavimento, sulla quale la tradizione individua l’ultima orma di Cristo prima di lasciare la terra. Una grande lastra di marmo che custodisce il tesoro dell’impronta di Gesù.

Con questa Festa concludiamo il cammino dell’anno pastorale e catechistico. Ripensando ai molteplici eventi che hanno scandito le settimane dell’anno due sono i pensieri che condividiamo.

Innanzitutto la consapevolezza che essere discepoli di Gesù significa mettere i nostri piedi nelle sue orme.

E in secondo luogo la gratitudine al Signore che ci ha tenuto con sé e la gratitudine reciproca per ciascuno di noi perché cercando di esserci e di volerci bene abbiamo anche quest’anno testimoniato, malgrado tutto, la gioia con la quale tentiamo di rendere sempre più bella la nostra comunità.

Infine, last but not least, l’augurio alle mamme con questo pensiero attribuito a Giovanni Paolo II: Lo sguardo di mia madre ha riempito la mia vita di sicurezza e significato. In esso ho visto riflesso per la prima volta il mio valore come persona e sono certo che i suoi occhi sono stati il primo “girello” della mia vita interiore e della mia capacità di amare. Essere mamma è la cosa più bella del mondo. Auguri mamme! E grazie con tutto il cuore.

Don Roberto

 



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