Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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L’alfabeto della Parrocchia: D COME DISCERNIMENTO

Il tema del discernimento è stato riportato all’attenzione della chiesa grazie alle esortazioni apostoliche di papa Francesco.
Nel Nuovo Testamento ci sono alcuni passaggi che fanno risaltare la necessità del discernimento. Penso a quando Gesù afferma: “come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto? Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio”.
San Paolo così sintetizza il tema del discernimento: “esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono”. E San Giovanni afferma: “Carissimi, non prestate fede a ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio”.
La parola discernere deriva dal latino: dis (separare) e cernere (scegliere). Si tratta di considerare tutti i termini di una questione, per operare serenamente e liberamente una scelta giusta. L’obiettivo del discernimento è condurre le persone ad una autentica e matura comprensione della propria realtà per crescere nel bene e nella vita dello Spirito Santo.


Nella parrocchia molte possono essere le forme del discernimento. Ne evidenzio almeno tre. La prima è senz’altro l’ascolto comunitario del Vangelo e la sua interpretazione durante l’omelia e la catechesi. Vengono solitamente offerte indicazioni comunitarie che poi il singolo fedele può declinare nella sua vita personale.
La seconda forma corrisponde a tutti quei momenti formativi che si svolgono in gruppi di appartenenza e di confronto. Penso soprattutto agli adolescenti e ai giovani che vivono periodicamente incontri nei quali si interrogano e cercano di fare verità su se stessi insieme ai coetanei, con l’aiuto educativo delle loro guide.
Una terza forma è quella della direzione spirituale che si realizza quando un fedele decide di affidare la propria vita ad una guida che riconosce come affidabile e autorevole. Una forma quest’ultima, ampiamente raccomandata nel nostro tempo.
Spesso avviene che il discernimento si attiva per la via della reciprocità e della circolarità. Come afferma papa Francesco: il discernimento coinvolge l’intero popolo di Dio, chiamato a superare i timori che possono nascere per il fatto di sentirsi coinvolti in prima persona: sotto la guida dei pastori e insieme ai fratelli si è certi di procedere con sicurezza sulla strada del Vangelo.
Un tema, quello del rapporto tra parrocchia e discernimento, emerso con molta forza nel recente Sinodo dei Vescovi per i giovani. Chiedendo alle parrocchie di aiutare i giovani a scoprire la loro vocazione non si intende tanto aiutarli a capire se devono consacrarsi, sposarsi o realizzarsi in particolari scelte di vita, ma aiutarli a discernere cosa significa essere oggi discepoli del Signore e domandarsi come rispondere a questa decisiva domanda: io per chi sono? Afferma don Fabio Rosini: Ecco l’esercizio per arrivare al bersaglio: farsi inchiodare dalla domanda io per chi sono? Guardarsi intorno, e iniziare a rispondere. La fecondità è il più nitido dei principi di discernimento. Se una persona si domanda se è contenta solo per se stessa vivrà una vita orrenda. Arrivare a capire “ io per chi sono?” significa fare discernimento nella propria vita. Che le nostre famiglie e la parrocchia, “famiglia di famiglie” siano luoghi nei quali aiutare i ragazzi e i giovani a discernere la loro vocazione nella chiesa e nel mondo.

Don Roberto



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