Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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IL SESTO COMANDAMENTO: «Non commettere atti impuri»

Il sesto comandamento nasce in origine per salvaguardare il valore della fedeltà nel matrimonio: Non commettere adulterio. Nello sviluppo del pensiero cristiano indica il comportamento moralmente corretto nell’ambito della vita affettiva e sessuale e riguarda il valore della castità: Non commettere atti impuri.

Gesù nel Vangelo ribadisce la condanna dell’adulterio, ma insegna che la radice del male sta nel desiderio peccaminoso, anche se non attuato: “Vi è stato detto… Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore”.

La tradizione cristiana dunque considera il sesto comandamento come l’esigenza morale che protegge l’amore matrimoniale e la fedeltà come garanzia di premura reciproca e disponibilità per il futuro. Per questa ragione il catechismo afferma che la sessualità si umanizza e diventa via di santificazione solamente nella vita matrimoniale. Certo è che questo pensiero trova molte difficoltà nella cultura contemporanea segnato in maniera così totalizzante dall’erotismo. Oggi sono quasi incomprensibili le esigenze morali della castità tanto che frequenti sono le domande, soprattutto da parte dei giovani, che potrebbero essere riassunte così: ma è ancora peccato trasgredire il sesto comandamento?

Il catechismo afferma che “La castità viene offesa da vari peccati: dalla lussuria, che è il desiderio disordinato o la fruizione sregolata del piacere venereo. Il piacere sessuale è moralmente disordinato quando è ricercato per se stesso, al di fuori delle finalità di procreazione e di unione; dalla masturbazione, che è “l’eccitazione volontaria degli organi genitali, al fine di trarne un piacere venereo”; dalla fornicazione, che è l’unione carnale tra un uomo e una donna liberi, al di fuori del matrimonio; dalla pornografia, che consiste nel sottrarre all’intimità dei partner gli atti sessuali, reali o simulati, per esibirli deliberatamente a terze persone; dalla prostituzione: essa offende la dignità della persona che si prostituisce, poiché la riduce al piacere venereo che procura; dallo stupro, che indica l’entrata con forza, mediante violenza, nell’intimità sessuale di una persona; dalla pedofilia, che è uno scandaloso attentato all’integrità fisica e morale dei ragazzi, i quali ne resteranno segnati per tutta la loro vita; tale peccato è tanto più grave quanto più moralmente elevato è il ruolo e la vocazione di chi lo commette”.

Ce n’è di carne al fuoco! Per vivere pienamente l’amore, scrive il teologo Filippo Serafini,  bisogna imparare a vivere bene la propria sessualità, l’essere maschio o femmina. L’amore può diventare così grande da collaborare al progetto di Dio che dona la vita. Per questo il matrimonio è un Sacramento, cioè un simbolo reale dell’amore infinito di Dio: in un uomo e una donna che si amano è presente l’amore del Signore.

L’amore ha una dimensione anche fisica, fatta di carezze, baci e tenerezza. Può succedere però che qualcuno viva queste gioie senza l’amore. Il sesto comandamento insegna che questo è un modo egoista di vivere: perché Dio dona all’uomo la vita e la libertà con un gesto d’amore. Se si pensa al corpo dell’altro solo per cercare piacere non lo si considera più una persona, ma come una “cosa” da usare per i propri interessi.

Don Roberto

 



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