Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Le virtù cardinali: la giustizia

Già 400 anni prima di Gesù il filosofo greco Aristotele aveva affermato che la giustizia di questo mondo è una ragnatela che ferma i moscerini e lascia passare gli uccelli.

La giustizia umana, quando è veramente tale, regola i rapporti tra le persone, ed esige il rispetto dei diritti naturali e positivi propri e altrui. La virtù cardinale della giustizia, invece, come afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica, consiste nella costante e ferma volontà di dare a Dio e al prossimo ciò che è loro dovuto.

Il lungo cammino della comprensione della giustizia parte da una indicazione del libro del Levitico: “Non commettere ingiustizia in giudizio: non tratterai con parzialità il povero, né userai preferenze verso il potente; ma giudicherai il tuo prossimo con giustizia” e giunge alla sua piena maturazione con l’annuncio evangelico di Gesù: “Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi, non entrerete nel regno dei cieli” e soprattutto con la beatitudine: “Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati”.

Molte sono le persone nella Bibbia e nella storia del cristianesimo che si sono distinte per essere donne giuste e uomini giusti. Uno su tutti è il nostro patrono san Giuseppe, sposo di Maria, che i Vangeli chiamano più volte il giusto.

Giuseppe ci mostra che la giustizia non consiste nella semplice sottomissione a una regola: la rettitudine deve nascere dal di dentro, deve essere profonda, vitale, perché “il giusto vive della fede”.

Giuseppe è giusto perché compie rettamente la volontà di Dio. La virtù della giustizia è solitamente rappresentata da una donna che tiene con una mano la bilancia e con l’altra la spada. La bilancia è simbolo del giudizio equo (ad ognuno il suo), ponderato, non influenzato da pregiudizi, un giudizio emesso dopo aver rettamente “pesato” ogni cosa. La spada indica la determinazione del giusto a rivendicare i diritti oltraggiati, che normalmente sono i diritti dei più deboli. Ecco alcune indicazioni concrete che ci possono aiutare a comprendere se siamo o no giusti. Giusto è colui che desidera la giustizia.

È colui che rispetta le leggi, che rispetta la proprietà altrui, che ripara ad un guasto fatto. Giusto è colui che non sopporta le ingiustizie e le disuguaglianze e si impegna, talvolta pagando di persona, a stabilire l’equità.

Giusto è colui che non incolpa l’innocente e si mette dalla parte di chi è indifeso e debole. Giusto è colui che ascolta la Parola di Dio e con fiducia cerca di viverla mettendola in pratica.

La virtù della giustizia è la condizione necessaria per costruire la pace, come affermava Giovanni Paolo II: “Dove non c’è giustizia non ci può esser pace, perché l’ingiustizia è già un disordine e sempre vera resta la parola del Profeta Isaia: “Opus iustitiae pax “, la pace è l’opera della giustizia”. Altrettanto illuminanti sono le parole di Sandro Pertini nel suo discorso di insediamento nel 1978: “Bisogna che la Repubblica sia giusta e incorrotta, forte e umana: forte con tutti i colpevoli, umana con i deboli e i diseredati.”

Don Roberto 



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