Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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La lussuria

La lussuria si definisce come il disordinato desiderio del piacere sessuale collocato al primo posto, come fine a sé stesso, indipendentemente dai fini che il creatore ha posto nella sessualità: l’amore per il prossimo, l’unione nell’amore e la procreazione. La lussuria ha come unico fine la sola soddisfazione personale, perseguendo il piacere sessuale ad ogni costo.

La persona lussuriosa diventa facilmente schiava delle proprie pulsioni sessuali giustificandosi ogni ricerca e modo di soddisfazione.

Nel catechismo della chiesa, il desiderio sessuale non è malvagio di per sé poiché rientra nell’ordine divino della creazione. Ma quando tale desiderio viene separato dall’amore di Dio e unito soltanto all’amore di sé, diventa lussuria, peccato e vizio. Come osserva Enzo Bianchi: La lussuria consiste nell’intendere il piacere come realtà scissa dai soggetti, dalla loro storia d’amore, ed è perciò una ferita inferta a se stessi e all’altro. Quando si separa il corpo dalla persona, allora l’esercizio della sessualità è sfigurato, degenera, sfocia in aridità, diventa ripetizione ossessiva, obbedisce all’aggressività e alla violenza. L’amore, che è dono di sé e accoglienza dell’altro, è smentito radicalmente dalla lussuria, che vuole il possesso dell’altro; e così il rapporto sessuale, che dovrebbe essere un linguaggio “altro”, sempre accompagnato dalla parola ma anche eccedente la parola stessa, diventa la morte del linguaggio, della comunicazione, impedendo di fatto ogni comunione.

La lussuria è la dipendenza dalla pulsione sessuale che scaraventa nel disordine morale mettendo a rischio l’equilibrio delle persone, delle famiglie e della società.

La libertà sessuale, tanto sbandierata nella cultura di oggi, in realtà è un disordine etico che per forza conduce all’esito opposto: la dipendenza. Non può infatti essere veramente libero chi non ha il controllo di se stesso, chi si riduce al doppio gioco e alla menzogna, chi perde l’integrità morale e la pace, chi si chiude in se stesso.

La persona lussuriosa cede alle voci allusive delle immagini erotiche e pornografiche e ne diventa dipendente. La cultura pornografica è una luce che spegne la Luce, un amore che uccide l’Amore. Enzo Bianchi prosegue domandandosi: “Come ignorare l’esercizio di un eros virtuale, la pornodipendenza da internet? Per questa strada ci si incammina verso il baratro di un libidogramma piatto, si uccide l’eros per sempre”. La lussuria alimenta uno stile di vita fatuo che spesso degenera in vizi scandalosi e dannosi.

La virtù opposta alla lussuria è la temperanza. Nel Battistero di Bergamo, di fronte al duomo, la temperanza è rappresentata dalla statua di uomo che versa dell’acqua da una brocca all’altra. La temperanza è la virtù che spegne le passioni disordinate. Ma questa statua ha un significato molto più profondo: le passioni possono essere buone o cattive e ciò dipende dalla loro misura. Se la misura è troppa, le passioni straripano e devastano. Se è troppo poca, la mancanza di passione rischia di rendere la vita piatta e acquitrinosa come uno stagno. L’immagine versata da una brocca all’altra simboleggia proprio la giusta misura che le passioni devono avere nella vita dell’uomo.

Questa giusta misura è la castità del cuore e della mente, è la modestia e la dignità nel vestire, nel parlare, negli sguardi e nei pensieri.

Alla fine della fiera, il lussurioso ha davanti a sé un’alternativa: o diventa adulto maturo, capace di relazioni responsabili e durature o rimane adolescente preda delle sue pulsioni e affettivamente immaturo per tutta la vita.

Don Roberto

 



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