Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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L’ira

Dice Aristotele: “Chiunque può arrabbiarsi: questo è facile. Ma arrabbiarsi con la persona giusta, e nel grado giusto, ed al momento giusto, e per lo scopo giusto, e nel modo giusto: questo non è nelle possibilità di chiunque e non è facile”.

L’ira è un sentimento improvviso e violento che tende a sfogarsi con parole concitate, talvolta con offese, con atti di rabbia e di risentimento, come reazione di vendetta ad una provocazione.

Ma per cosa l’uomo si arrabbia? Per cosa io mi arrabbio?

I motivi sono ovviamente molti. Alcuni gravi, alcuni realmente minimi. A volte per cause giuste e a volte solo per cattivo umore.

Mi arrabbio quando le cose non sono come vorrei, quando subisco dei torti, quando mi offendono o non vengo riconosciuto in ciò che sono e in ciò che faccio.

Non è sempre facile gestire con calma e con pazienza sofferenze, malattie, inconvenienti, ostacoli, contrarietà, tensioni nei rapporti con gli altri e si perde facilmente la pace e il buon umore, magari reagendo in maniera spropositata restituendo male al male.

Nella Bibbia si parla di “santa” collera, di giusta collera, di “collera di Dio”. Afferma Enzo Bianchi: “Oggi restiamo perplessi o addirittura scandalizzati di fronte alle numerose affermazioni bibliche che ci parlano di un Dio in collera, ma dobbiamo cercare di comprendere il linguaggio di tre millenni fa: un linguaggio in cui, attraverso il ricorso alla collera di Dio, si cerca di dire che Dio ha un pathos, una passione, che non è insensibile, apatico, lontano dagli uomini e dalle loro sofferenze. Il grande male è l’indifferenza, e Dio non la conosce. La sua collera ci dice, in forma paradossale, che Dio è vicino all’uomo; egli non solo vede e conosce la sua sofferenza, ma con-patisce, con-soffre con l’uomo attraverso la passione dell’amore”.

L’ira invece è un vizio capitale quando è il segno del disprezzo e dell’odio per gli altri, quando porta con se il cattivo desiderio di annientare e distruggere l’altro.

L’ira è il terreno in cui germina l’aggressività e la violenza. Per questo san Paolo scrive: “Andate in collera, ma non peccate; il sole non tramonti sulla vostra ira”.

Spesso l’ira si accende contro coloro che ci sono vicini, che amiamo, perché deludono le nostre aspettative, non ci assecondano, oppure quando scopriamo in loro dei difetti che non sopportiamo.

Allora siamo sdegnati con il mondo intero.

Ma c’è un modo per vincere l’ira? Si, è la pazienza, la capacità di sentire in grande, l’arte di convivere con l’imperfezione presente in noi stessi, negli altri e nella realtà. Per essere pazienti dobbiamo saper dominare i nostri sentimenti di aggressività, liberarci dal desiderio di vendetta, dalla tentazione di “farla pagare” a chi ci ha ferito e umiliato, e mantenerci calmi quando le cose non vanno come ci aspettavamo.

Don Roberto

 



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