Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Le parole della Pasqua: Alleluia

Dopo averlo taciuto per tutta la Quaresima, per il suo carattere festivo, la liturgia fa esplodere con forza il canto dell’Alleluia.

È una parola molto antica, di lingua ebraica e significa: lodiamo Dio. È una delle cinque parole ebraiche introdotte nella liturgia cristiana insieme a Amen, Osanna, Abbà e Maranathà.

Anticamente, nella liturgia, il canto dell’Alleluia era riservato alla sola celebrazione della Pasqua. Successivamente fu introdotto in tutte le messe domenicali e feriali e si canta prima della proclamazione del vangelo.

Per adesso l’alleluia è una canto di viandanti – dice sant’Agostino – ma attraverso un cammino faticoso ci stiamo avvicinando ad una patria piena di pace, dove, cessate tutte le nostre azioni, rimarrà solo l’alleluia. Nel cielo tutta la nostra attività sarà Amen e Alleluia.

Alleluia è dunque un canto di lode. Molti sono i motivi per cui noi lodiamo il Signore. Motivi personali e comunitari. La lode è una preghiera libera e gratuita che riconosce il valore dell’azione di Dio nella nostra vita. Nella Bibbia il contrario della lode è la mormorazione, l’atteggiamento di chi brontola e non riconosce la grandezza e la bellezza di ciò che Dio compie. Potremmo dire che il contrario di alleluia è “uffa”, o “che pizza”…

Per cantare l’alleluia dunque occorrono delle profonde motivazioni di fede. Se cantiamo l’alleluia senza avere nel cuore la gioia di chi loda siamo come i farisei che separano le parole dai sentimenti, la preghiera dalla vita.

Si può cantare l’alleluia per ogni dono. Ma il dono più grande per cui lodiamo il Signore è che Lui ha vinto la morte: “Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me anche se muore vivrà”.

La parola per eccellenza della pasqua è alleluia, la lode che esplode per la vittoria del Risorto. E Gesù è la primizia, il capocordata. Noi risorgeremo perché Cristo è risorto. Alleluia!

Così si comprende che l’alleluia non è solo il canto che innalziamo nelle liturgie, ma è lo stile di chi vive da risorto, di chi sperimenta che la Pasqua è rinascere e la vita cristiana è comunione con il Risorto che infonde nuova energia di vita alle nostre giornate.

Dice ancora sant’Agostino: “Quando canti l’alleluia, devi porgere il pane all’affamato, vestire il nudo, ospitare il pellegrino. Se fai questo, non è solo la voce che canta, ma alla voce si armonizzano le mani, in quanto con le parole concordano le opere”.

Intoniamo dunque le nostre voci e soprattutto le nostre opere al canto di giubilo dell’alleluia: noi ti lodiamo Signore perché in Gesù crocifisso e risorto fai risplendere la vita. Buona Pasqua. Alleluia.

Don Roberto

 



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