Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

il sito web della comunità parrocchiale San Giuseppe di Dalmine

Cose nuove e cose antiche

Nel Vangelo di Matteo, a proposito delle parabole del Regno, Gesù così conclude: “Un maestro della Legge che diventa discepolo del regno di Dio è come un capofamiglia che dal suo tesoro tira fuori cose nuove e cose antiche”.

Alcuni giorni fa, in un interessante confronto fra operatori pastorali della nostra parrocchia, si discuteva sulla catechesi. L’oggetto del dibattito potrebbe essere, grosso modo, così riassunto: il vangelo è una realtà perennemente nuova, ma il linguaggio che la chiesa usa per comunicarlo è vecchio e desueto.

Come fare a non dar ragione a chi afferma che molti dei nostri concetti catechistici siano davvero fuori dalla vita e dalla comprensione dei ragazzi, e non solo? È evidente che quando si parla di apostolato, di liturgia, di missione, di sacramenti, ecc… si usa una linguaggio che non è più in grado oggi di suscitare domande di senso. Tuttavia è altrettanto vero che l’analfabetismo in materia religiosa è sempre più imperante tanto da avere l’impressione che la chiesa e la vita siano come due parallele che non si incontrano mai.

Oppure come dar torto a quella confidenza che un amico scanzonato e poco praticante che mi confidava: voi preti più o meno ripetete sempre le stesse cose, bla… bla… bla… Ormai io penso che tutto quello che dovevate dire l’avete detto e ripetuto centinaia di volte.

È una bella sfida: come comunicare con un linguaggio nuovo una verità antica? Anche il papa recentemente ha affermato che è necessario “trovare un linguaggio nuovo per dire la fede di sempre; è necessario e urgente che, dinanzi alle nuove sfide e prospettive che si aprono per l’umanità, la Chiesa possa esprimere le novità del Vangelo di Cristo che, pur racchiuse nella Parola di Dio, non sono ancora venute alla luce. E’ quel tesoro di “cose antiche e nuove” di cui parlava Gesù, quando invitava i suoi discepoli a insegnare il nuovo da lui portato senza tralasciare l’antico”.

Una cosa è vecchia quando più passa il tempo e più perde valore. Una cosa è antica quando più passa il tempo e più acquista valore. Il Vangelo, in questo senso, è antico. Ha un valore infinito che non svanisce con il passare del tempo, anzi diventa sempre più prezioso. Occorre però che si trovino i linguaggi adeguati perché sia comunicato all’uomo di oggi.

Il Vangelo è antico e perennemente nuovo se a comunicarlo è la gioiosa e credibile narrazione di uomini e di donne che, al di là delle parole, lo testimoniano con la vita.

Il Vangelo è la storia di un innamoramento. Non c’è bisogno di molte parole: si manifesta radiosamente nei gesti, nei cenni, nelle scelte.

La novità del Vangelo e della sua comunicazione catechistica non sta nel trovare espedienti bizzarri che attirino come specchietti le allodole. Sta invece nella forza che manifesta l’autentica coerenza di chi si dedica agli altri.

Sì, il linguaggio nuovo per dire il Vangelo di sempre non può essere che l’amore che si mette in gioco e che si sporca le mani. Al di là delle parole. Come diceva sant’Ignazio di Antiochia: “È meglio essere cristiano senza dirlo, che proclamarlo senza esserlo”.

Don Roberto

 



in Storie di fede e Riflessioni