Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

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Le riflessioni del Vescovo Francesco all’incontro con gli animatori della Liturgia

Lo scorso 12/3/2014 il nostro Vescovo, Mons. Francesco Beschi, ha incontrato gli animatori della Liturgia del nostro Vicariato. Dopo la S. Messa concelebrata del pomeriggio, ha condiviso con noi un buffet presso l’oratorio di Mariano e a seguire ci siamo radunati nel Teatro Le Muse dove ci ha lasciato importanti spunti di riflessione sul tema della “Liturgia” e sullo spirito che deve muoverci quando svolgiamo questo servizio.

G.P.

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Ecco la trascrizione (parziale) dell’incontro che si è tenuto la sera, nel Teatro Le Muse di Mariano.


 
Don Mauro:

Ringraziamo da subito il Vescovo che ci ha voluto riunire in quanto persone sensibili alla cura di ambito così delicato e sublime, che è quello liturgico e celebrativo delle nostre comunità cristiane. La nostra presenza così numerosa stasera dice l’attenzione e l’impegno forte delle nostre comunità per la cura della liturgia. È attraverso le nostre liturgie, i tempi e i luoghi liturgici che noi celebriamo la nostra fede. Ed è proprio per questo che la celebrazione e la cura nel prepararla dice la fede di una comunità. Tante volte entrando in chiesa capisci tante cose dal come l’aula liturgica si presenta.
Cosa ci dirà il Vescovo stasera? Un po’ ci ha incuriosito la sua decisione di incontrarci e penso siano variegate le attese. A mio parere è necessario mettersi in ascolto superando attese o pretese di tornare a casa con dei prontuari che possono, se così fosse, esonerarci dal sublime impegno di preparare ogni celebrazione con somma cura. Per far questo non serviranno dei prontuari, ma servirà proprio da stasera continuare ad appassionarci sempre di più a quanto già stiamo facendo già da tanto tempo.
 
Il Vescovo:

Desidero condividere con voi il motivo per cui ci siamo raccolti questa sera. Il motivo è prima di tutto la riconoscenza. L’ho già ricordato durante l’Eucaristia perché mi sembrava il luogo più adatto a manifestarlo con il Signore. Desidero dirvi come questa riconoscenza non sia semplicemente un sentimento personale. c’è anche questo, ma c’è anche di più cioè il Vescovo vi dice grazie a nome di tutta la Chiesa. Il mio sentimento personale non è diverso da quello del Vescovo, ma si tratta di un riconoscimento della Chiesa stessa attraverso il Vescovo.
04La liturgia appartiene alla Chiesa e la Chiesa appartiene alla liturgia.
Uno degli aspetti che assolutamente abbiamo intuito e approfondito in questi anni è il rapporto tra la comunità e la liturgia. Senza comunità non c’è liturgia e senza liturgia non c’è comunità cristiana.
Quando dico che vi ringrazio a nome della Chiesa non sto enfatizzando il mio sentimento personale, ma è la coscienza della Chiesa che si esprime in questa riconoscenza.
L’assemblea convocata è il vero soggetto della liturgia e questa assemblea dice grazie a coloro che con ministeri diversi, con servizi diversi, con competenze diverse aiutano l’assemblea ad avere questa coscienza e poi ad esprimerla nell’evento liturgico. Desidero che avvertiate un grazie che da un verso accoglie come un dono ciò che voi fate, ma dall’altro verso vi responsabilizza perché voi contribuite con il vostro servizio al gesto più grande che la chiesa compie.
Questo significa che evangelizzare, catechizzare è grande, ma la liturgia è più grande. Il gesto di carità è grandissimi, ma la liturgia è più grande.
La grandezza della liturgia si alimenta alla fede e la fede si nutre della Parola di Dio e del suo annuncio. Tradisco la grandezza della liturgia nel momento in cui non compissi nella mia esistenza il gesto che ho vissuto nella liturgia.
Separare Parola, liturgia e vita significa distruggere l’esperienza cristiana.
Al cuore sta l’evento liturgico.
Desideravo incontrarvi per dirvi innanzitutto grazie per il servizio che prestate alla liturgia cristiana e che vede il suo soggetto fondamentale nella comunità, nell’assemblea che si riunisce.
La gran parte della vita cristiana noi la viviamo singolarmente, ma la comunità si riconosce proprio nel momento in cui celebra l’Eucaristia.
La stessa parola chiesa significa assemblea convocata e la convocazione noi l’abbiamo nel momento liturgico perché lì riconosciamo il Signore, i suoi doni e ci riconosciamo tra noi come cristiani, discepoli, figli di Dio e fratelli e sorelle.
 
MA COSA SIGNIFICA LITURGIA?
Il mio intento è risvegliare la nostra consapevolezza rispetto alla celebrazione eucaristica, che catalizza tutte le forme di liturgia.
Non ho una competenza specifica, ma vi parlo come il pastore che parla alla comunità. Vi parlo col senso di responsabilità di un pastore.
Partirei da ciò che viene proclamato nel cuore dell’Eucaristia quando dopo le parole della consacrazione il Presidente annuncia il mistero della fede.
Tutta l’assemblea ripete parole che ricordano morte, risurrezione e attesa della venuta del Signore.
La prima riflessione attorno alla celebrazione liturgica è legata al mistero.
Nella liturgia noi viviamo un mistero, entriamo in relazione col mistero e quindi con Dio.
Nelle parole che l’assemblea proclama ci stanno i tratti essenziali del mistero della fede.
Che cosa è allora un mistero?
Il mistero non è qualcosa di incomprensibile, ma qualcosa di inesauribile. Il mistero non è l’enigma più difficile e tanto più è difficile da decifrare tanto più la consistenza appare evidente. Il mistero non è una cosa che non si può conoscere, ma una cosa che non si finisce mai di conoscere.
Il mistero non è qualcosa di incomprensibile, tanto è vero che noi lo proclamiamo. È qualcosa di inesauribile cioè non finiamo mai di esplorarlo, non lo comprenderemo mai perché continuamente si rivela come nuovo. Il mistero è come una sorgente. La sorgente è sempre quella (pensate a una sorgente in montagna), ma l’acqua è sempre nuova. Così avviene nel mistero; così avviene nella liturgia che è la celebrazione del mistero della fede. I gesti che noi compiamo sono sempre quelli (alcuni gesti a volte subiscono qualche modifica), ma la novità non sta nel cambiamento dei gesti, ma nel mistero della fede.
Sotto questo profilo dobbiamo fare attenzione perché noi a volte vogliamo rappresentare la novità inventando continuamente cose diverse. Una certa creatività nella liturgia è apprezzabile, ma dobbiamo prestare attenzione non solo a mantenere gesti che la fede condivisa della chiesa ci consegna, ma dobbiamo fare attenzione a non cadere nella tentazione che tanto più noi introduciamo cose nuove, tanto più verrà apprezzata la novità. Ci si ferma alla logica esteriore, alla vera novità non sono io che faccio una cosa piuttosto che un’altra, ma la novità sta proprio nel mistero che è qualcosa di inesauribile come una sorgente.
Il fatto di introdurre delle novità pertinenti a quel momento è perché il nuovo sta nel mistero, non rendo nuovo il mistero perché compio gesti straordinari. Posso anche compiere gesti straordinari legati alla comunità che celebra perché sto rappresentando la novità del mistero. Se la novità che rappresento è talmente attraente da farmi fermare a quella novità, io tradisco la novità del mistero.
Comprendo il mistero della fede anche facendo riferimento a due parole che vengono usate frequentemente quando si parla di liturgia: cerimonia e celebrazione.
La parola cerimonia viene molto usata da tutti coloro che lavorano attorno alla liturgia. Rispetto profondamente il loro lavoro e ritengo debbano avere consapevolezza di cosa stanno interessandosi.
Parlando di eventi liturgici queste persone utilizzano la parola cerimonia.
Per noi la liturgia tutto è meno che una cerimonia.
La liturgia è una celebrazione.
Che diversità c’è tra una cerimonia e una celebrazione?
La cerimonia è sempre uguale, la celebrazione è sempre nuova.
Io che lavoro nel campo vado a questi eventi e li vedo sempre uguali oppure vedo delle novità che vengono introdotte per non renderli sempre uguali, ma in realtà è sempre quella. Ed è ciò che molti percepiscono quando vanno a messa: è sempre quella.
Viene percepita come una cerimonia, come qualcosa che si ripete sempre uguale.
Uno dei pericoli a cui sono esposte le celebrazioni liturgiche è quello della noia che è il contrario della gioia.
Non è solo la predica, ma la celebrazione in se stessa che viene già affrontata in partenza nella noia perché si sa tutto. Ma pensate che siamo di fronte alla novità assoluta che esiste nell’universo.
Non c’è niente di nuovo quanto il mistero della fede! E noi ci disponiamo dicendo che sappiamo già tutto.
Capisco che tutto questo renda la liturgia un di più.
Dio è la novità; la Pasqua del Signore è nuova in assoluta e rimane sempre nuova. Gesù, il vivente, rende nuova come la sorgente che butta sempre nuova acqua.
La cerimonia è sempre quella, la celebrazione è sempre nuova!
La celebrazione è qualcosa di vivo, la cerimonia qualcosa di morto che si ripete!
Mi ricordo un film (Corpo Celeste). È la storia di una ragazza di 14 anni che si sta preparando alla Cresima. È vissuta sempre in Svizzera, figlia di genitori calabresi. A 14 anni si trasferisce dalla Svizzera in Calabria. La storia è ambientata nella parrocchia e si vedono cose interessanti. Alla fine la ragazza arriva alla Cresima e anche la Cresima prende un sapore nuovo. La ragazza, vista in chiesa, la si vede anche con un gruppo di ragazzi che giocano sulla spiaggia. Un ragazzo si avvicina e le consegna un dono. La ragazza apre le mani, le richiude, le apre e ha tra le mani una coda di lucertola che si muove ancora. La ragazza dice: “È viva”.
Questa è la liturgia: è viva!
I gesti sono un dire la vita di Dio, di Cristo Signore. Tutte le liturgie hanno le liturgie, le preghiere, vivono di momenti comunitari, hanno i loro templi e tempi ed è tutto un andare verso Dio, un costruire un ponte per andare verso lui.
Qui è tutto il contrario: è Dio che ha fatto il ponte per raggiungerci, ci viene incontro.
Ecco perché diciamo che la liturgia è l’atto più grande della comunità cristiana perché è l’atto di Dio, non della comunità.
C’è bisogno della comunità per compierlo, ma soprattutto per accoglierlo.
È un gesto di Dio, l’amore di Dio, la sua morte e risurrezione.
Che non si ripete. Quell’evento, il cuore della vicenda di Cristo e dell’amore di Dio, ci rende contemporanei.
Se la mia migliore amica (e io farei tutto quello che fa la mia amica) si è sposata un mese prima di me e ha fatto un matrimonio stupendo con orchidee bianche che vengono direttamente dalla Thailandia, io per forza dovrò avere delle orchidee rosse che vengono dal Brasile o dalla Patagonia perché se no che senso ha, dove è la novità, è uguale. Questo se lo considero una cerimonia.
Ma se è vivo, se è dono di Dio, posso sì inserire delle novità, ma sono semplice espressione della novità che è Dio.
Preparare bene la liturgia con questa consapevolezza è disporsi al dono di Dio, al mistero della fede che avviene e ci viene comunicato.
 
03C’è un’altra coppia di parole che può aiutarci a comprendere l’evento liturgico e ciò che noi facciamo a servizio dell’oggetto celebrante che è l’assemblea (se il vostro servizio copre l’assemblea, diventa enfatico rispetto all’assemblea, non state facendo un servizio liturgico, ma a voi stessi): memoria e memoriale.
Proprio nelle parole centrali dell’Eucaristia, prima di dire mistero della fede, ascoltiamo il Presidente che dice: “Fate questo in memoria di me”.
Siamo poveri uomini che non solo il Signore ci ha chiamato, ma ci ha fatto un dono che supera tutti i nostri limiti e peccati.
Uno dei segni della presenza di Cristo nella liturgia è il Presidente che non è semplicemente colui che presiede, ma è segno della presenza di Cristo.
La preghiera eucaristica incomincia col Prefazio e termina con il Per Cristo. Tutta la preghiera eucaristica è rivolta al Padre.
(C’è un santo, l’Osanna eh, che dice: “Osanna a Cristo Signor” e così finisce il canto. Finito così il sacerdote poi inizia con “Padre” e quindi cerchiamo di capire a chi ci si rivolge)
Dopo il mistero della fede il sacerdote dice: “Celebrando il memoriale…”.
Quando sentiamo la parola memoria pensiamo alla nostra memoria, al fatto che la stiamo perdendo, e consiste essenzialmente in un ricordare.
Se “Fate questo in memoria di me” fosse un semplice ricordare, che problema ci sarebbe per un non credente? Si tratterebbe di un gruppo di persone alle quali è cara la persona di Gesù, legge i suoi scritti, compie i suoi gesti per ricordarsi di lui. Dov’è il problema? Non serve la fede per questo.
Pensiamo a quanti anniversari si ricordano… è importante ricordare.
“Fate questo in memoria di me” vuol dire semplicemente ricordatemi? No.
Vuol dire anche questo, ma non solo. È un’operazione umanissima molto importante.
Siamo davanti a molte malattie degenerative che hanno a che fare con la memoria.
Un grande scrittore latino- americano (Gabriel Marquez) nel suo romanzo “100 anni di solitudine”, racconta una grande storia nel quale c’è un paese fantastico che si chiama Macondo. In questo paese scoppia una volta la peste dell’insonnia: nessuno dormiva più. Questa peste contagiosa non era così drammatica perché non si sentiva più l’esigenza di dormire. Ad un certo punto si sono accorti di una cosa strana: cominciavano a perdere la memoria. È un effetto collaterale perché non dormivano più e tutti non sognavano più. I sogni riguardano il futuro, ma hanno le radici nel passato. Allora iniziano ad appuntarsi tutto, ma si dimenticavano di aver preso nota. Ad un certo punto si sono accorti che prendevano nota, ma non si ricordavano più come si chiamavano le cose (sulla giacca, per es., cartello con scritto “giacca”, ecc…). La stessa cosa per gli animali con tutte istruzioni scritte (es. la mucca fa il latte…), ma ad un certo punto non ricordano più il significato delle parole (come se fosse scritto tutto in un’altra lingua). Pensate lo smarrimento, la paura e l’ansia diffusa. Viene il giorno in cui non si ricordano più chi sono le persone accanto a loro. Viene il giorno in cui non si ricordavano più chi erano loro stessi.
Non si può essere cristiani senza questa memoria. Senza la memoria di Cristo, che avviene nell’Eucaristia, che cristiano sono?
Quello che stiamo compiendo perché succede, a partire da che cosa? Dal fatto che il prete è una persona magica?
Tutto avviene per opera dello Spirito.
Mettersi in ascolto della Parola prima di compiere questi gesti è importante per nutrirsi di fede perché poi questi gesti sono affidati alla fede della Chiesa.
La memoria non è soltanto una memoria, ma diventa un memoriale.
Se andate a Re di Puglia vedete il memoriale cioè non ci sono solo le tombe o il monumento, ma tutto l’insieme è un memoriale. Anche l’Altare della Patria si chiama memoriale degli Italiani.
Che differenza c’è tra un monumento e il memoriale? Il memoriale ha la pretesa di consegnarci un evento, non soltanto un ricordo. È come se volesse farci contemporanei di un evento. Il memoriale, che è più di un monumento permette alla persona che ci entra di entrare in quell’evento.
L’Eucaristia è memoriale, ma qui non è lo sforzo dell’uomo di fare entrare le persone nell’evento di Gesù, ma lo Spirito di Gesù stesso lo trasforma da un semplice ricordo a un evento in cui noi siamo protagonisti e diventiamo partecipi.
L’Eucaristia è un mistero, è una celebrazione è un memoriale.
L’Eucaristia comunica tutto questo a chi vi partecipa. Comunica la vita di Dio, la vita di Cristo, la vita dello Spirito. È un entrare in relazione.
Pensate a quando generate un figlio, al momento preciso nel quale si comunica una vita.
La comunione è la comunicazione del mistero di Dio nella nostra vita. Da qui l’importanza della coerenza, ma lo è per tutti, credenti e non credenti.
Qui non è un problema di coerenza. Io ho accolto la vita di Dio e devo vivere di quella vita, se è vero che l’ho accolta. Non perché sono perfetto, ma perché cresce in me e mi trasforma.
Se non è così non mi rendo conto di quello che faccio nella liturgia.
Ecco perché uno dei frutti grandi è la gioia e non la noia. Quello in cui credo profondamente nella liturgia avviene e mi è comunicato.
I ministri della liturgia tutto questo lo devono avere. Non è semplicemente fare bene un servizio.
Quando dico animatore liturgico penso che tutti sono consapevoli di quale evento stanno servendo. È un grandissimo servizio. Non c’è bisogno di conquistarsi spazi. Siete al servizio del Signore, dell’assemblea e del Presidente che deve fare unità di tutti i ministeri.
A volte si ha l’impressione che ognuno faccia bene il suo pezzetto senza avere la coscienza che si sta servendo all’unico mistero.
 
Storiella del gallo
Immaginate un paesaggio molto accattivante con terreni ben coltivati e un bellissimo pollaio.
Nel pollaio c’era un bellissimo gallo e molte galline orgogliose del loro gallo.
Il momento culminante di tutto questo entusiasmo era il mattino perché nel punto più alto del pollaio c’era il gallo che cantava in modo fantastico. Tutte le galline si radunavano e mentre il gallo cantava il sole sorgeva.
Un giorno il gallo si ammala e non riusciva a cantare. Grande preoccupazione tra le galline che si sono rassegnate al fatto che all’indomani il gallo non avrebbe potuto cantare. Ma il problema più grande era: se il gallo non cantava, come faceva a sorgere il sole?
La mattina dopo le galline vedono il sole che sorge comunque senza il canto del gallo.
Le galline si dimenticano del gallo e lo trascurano.
Un bel giorno, era quasi l’alba e sentono un canto meraviglioso. Escono e vedono al solito posto in alto il loro gallo. Era bello, ma di una bellezza diversa di prima e soprattutto cantava in un modo molto più bello rispetto a prima. Il sole sorgeva, il gallo cantava e rimaneva là anche dopo che il sole era in alto.
Si chiedono cosa è successo e come fa a cantare così.
Il gallo risponde: “Quando cantavo tanto tempo fa, io cantavo pensando di far sorgere il sole, oggi io canto perché il sole è sorto”.
 
La liturgia più semplice, più povera o più ricca è sempre il frutto di questa consapevolezza della fede: il sole ci viene donato mentre cantiamo, non cantiamo per far sorgere il sole. Cantiamo perché il sole è sorto.
 
Don Doriano:

Un grazie sincero a quanto il Vescovo ci ha detto e comunicato non solo per i contenuti, ma anche per la modalità, la passione, l’entusiasmo, la gioia.
Userei due aggettivi per definire l’incontro di stasera:
– umile: perché non ha la pretesa di ri-solvere tutti i problemi della liturgia. Se fosse così sarebbe presuntuoso. È umile perché sappiamo bene che l’incontro di questa sera non è iniziato alle 20.30, ma molto tempo fa. So che da tanti anni c’è un servizio appassionato alla liturgia, alla chiesa. Se siamo qui è perché da tanto tempo svolgiamo un servizio con passione. È un incontro umile perché si inserisce dentro una storia più grande, dentro una strada.
– significativo: cioè che lascia un segno. Se è bella una cosa deve lasciare un segno. Se abbaglia solo gli occhi e non tocca il cuore e non muove cambiamenti ci lascia così e basta.
Da questo incontro vorremmo offrire due impegni concreti:
– in ogni comunità del vicariato ci sia almeno un gruppetto che in maniera stabile si occupi della liturgia e ci pensi. È un vicariato grande e variegato e quindi sta ad ogni comunità pensare come deve essere composto il gruppo liturgico e cosa debba fare nel concreto. Ministri della liturgia a servizio dell’assemblea, della comunità perché questa bellezza non venga solo sognata, ma custodita e vissuta. Come ufficio diocesano ci mettiamo a disposizione per corsi di formazione su tematiche liturgiche
– rivedere e pubblicare “Il direttorio liturgico e pastorale della diocesi”. Quando venne fatto qualche anno fa il Sinodo diocesano, vennero prodotti materiali e Costituzioni e tra queste c’era anche un estratto chiamato “Direttorio liturgico pastorale”. Vuole essere un testo che fa da guida e dà anche indicazioni liturgiche per la diocesi intera. Questo testo è stato pubblicato per tre anni in via sperimentale e si tratta ora di pubblicarlo in via definitiva. Ci pareva bello che questo strumento non piombasse dall’alto in maniera quasi un po’ subita, ma sarebbe bello che questa revisione venisse fatta insieme e fosse proprio un lavoro diocesano. Abbiamo preparato 12 schede che sono i 12 capitoli del Direttorio. C’è un piccolo riassuntivo del capitolo e 2 o 3 questioni sulle quali chiediamo un confronto da parte vostra e una restituzione di alcune impressioni.



in I Ministri straordinari dell'Eucaristia, L'attività del Coretto, L'attività del Gruppo Liturgico, L'attività della Corale San Giuseppe