Parrocchia e Oratorio San Giuseppe, Dalmine (BG)

il sito web della comunità parrocchiale San Giuseppe di Dalmine

Il Consiglio Pastorale Parrocchiale (CPaP)

La situazione attuale

86. Il Consiglio pastorale parrocchiale è l’organismo pastorale dove si incontrano presbiteri, laici e consacrati nell’impegno a edificarsi sempre più  come comunità secondo il Vangelo. Fortemente raccomandato nell’immediato dopo Concilio, è divenuto obbligatorio con il programma pastorale diocesano degli anni 1994-1996, in quanto spazio idoneo a “far maturare la capacità di progettazione e di verifica pastorale”[1].

 

Indicazioni pastorali

87. Ogni parrocchia deve istituire il consiglio pastorale parrocchiale, con il compito di consigliare il parroco nella conduzione pastorale della parrocchia. Il CPaP è segno della comunione e della fraternità parrocchiale ed esprime la corresponsabilità di tutti i membri del popolo di Dio nella costruzione continua della Chiesa: è segno della decisione comune pastorale, dove il ministero della presidenza, proprio del parroco e la corresponsabilità di tutti i fedeli devono trovare la loro sintesi.

 

La formazione

88. Per funzionare bene, il CPaP ha bisogno non solo di un regolamento, ma soprattutto di una chiara coscienza ecclesiale da parte dei suoi membri, di uno stile di comunicazione fraterna e di sincera ricerca per convergere sul piano pastorale parrocchiale. In particolare, al parroco è richiesta capacità di ascolto, finezza nel discernimento e pazienza nella relazione; a tutti, attitudine al dialogo, capacità di argomentare sulla varie proposte e familiarità con il Vangelo e la dottrina della Chiesa. Per questo è indispensabile la formazione, sia per l’approfondimento di tematiche ecclesiali e per meglio comprendere la funzione del consigliare nella Chiesa, sia per maturare una più solida mentalità di fede.

 

Il programma annuale e progetto parrocchiale

89. Il CPaP ha come compito fondamentale quello di offrire il proprio apporto per l’elaborazione e l’aggiornamento del piano pastorale parrocchiale e per l’applicazione del programma pastorale annuale.

 

Piano pastorale parrocchiale

90. L’elaborazione del piano pastorale parrocchiale si attua attraverso il confronto aperto per ricercare il cammino suggerito dallo Spirito Santo alla comunità, nelle sue concrete situazioni storiche. La ricerca deve riferirsi a tutti gli ambiti della vita parrocchiale, in particolare deve riguardare le decisioni fondamentali per l’evangelizzazione continua dei praticanti e dei non praticanti, l’educazione alla fede delle nuove generazioni, l’analisi delle povertà economiche,  morali e sociali, il dialogo con la società, l’ascolto degli interrogativi che provengono dal territorio, l’elaborazione delle risposte più opportune. La ricerca, sempre illuminata dall’ascolto della Parola, deve avere presente il cammino della Chiesa universale e della Chiesa diocesana ed essere attenta alle persone e ai diversi ambienti di vita, come la famiglia, la scuola, il mondo del lavoro, il mondo della sofferenza. L’elaborazione del piano pastorale parrocchiale comporta un’analisi seria del territorio e della vita della parrocchia, guidata dal discernimento evangelico, al fine di:

– determinare le priorità o urgenze da tenere presenti, perché ogni scelta pastorale orienti la comunità verso le mete stabilite;

– individuare le ricchezze presenti nelle persone, nelle tradizioni e nelle strutture, e il modo di coinvolgerle e utilizzarle;

– determinare le tappe intermedie e le verifiche da compiere periodicamente, per correggere, precisare e arricchire il cammino da percorrere.

 

91. Il programma pastorale annuale, nel quadro del piano pastorale parrocchiale, si propone di rendere concreto per la parrocchia il programma pastorale diocesano, attraverso la scelta delle mete possibili e degli obiettivi più urgenti, mantenendo la memoria dei passi già compiuti, valutando le risorse umane, i tempi e i mezzi disponibili. Sarebbe utile che a tale programma si dedicasse attenzione già sul finire dell’anno pastorale precedente.

 

92. Il CPaP è l’organismo di riferimento per il consiglio per gli affari economici (CPAE), perché le risorse economiche sono primariamente a servizio della parrocchia e della sua azione pastorale, secondo gli indirizzi del progetto pastorale parrocchiale. E’ pertanto necessario che vi siano momenti di incontro fra i due consigli.

 

93. Il CPaP è luogo per individuare gli strumenti più idonei (assemblee, stampa ecc.) per tenere vivo il rapporto con la comunità.

In particolare, attraverso il bollettino parrocchiale o altro mezzo di comunicazione, darà adeguata informazione sui lavori e sugli orientamenti emersi.

 

Collaborazione pastorale

94. Il CPaP non è una realtà a sé: deve valorizzare l’appartenenza alla diocesi, in modo particolare il lavoro del consiglio pastorale vicariale e del consiglio pastorale diocesano. A questo fine, si ritengono necessarie forme di scambio di esperienze tra i CPaP di un vicariato o almeno di parrocchie vicine (senza attendere la pressione di qualche particolare urgenza) per una pastorale integrata, capace di valorizzare le molte risorse ecclesiali, anche di carattere non parrocchiale (monasteri, istituti religiosi, movimenti), con la loro peculiarità e la ricchezza dei loro carismi, ma senza formare Chiese parallele. Questo potrebbe essere un modo concreto per formare la comunità a una pastorale d’insieme, compito tra i più urgenti di ogni CPaP. E’ necessario far conoscere ai membri del consiglio pastorale parrocchiale e vicariale i documenti che sono frutto del lavoro del consiglio pastorale diocesano.

 

95. Il consiglio pastorale parrocchiale non è però l’unico strumento per realizzare la corresponsabilità: è suo dovere sostenere e valorizzare altre forme di collaborazione e coinvolgere, almeno in alcuni momenti importanti, tutta la comunità. Inoltre, non sostituisce, né tanto meno abolisce, le diverse forme di associazione presenti e operanti nella parrocchia; piuttosto le valorizza, le stimola e le coordina, così che ciascuna tenda, secondo i propri specifici carismi, al bene dell’intera comunità parrocchiale.

 

Statuto

96. In questo quadro, il consiglio pastorale parrocchiale è preziosa struttura di continuità della pastorale d’insieme, anche nel caso di avvicendamento dei sacerdoti[2].

La composizione, le finalità e il funzionamento di questo organismo sono regolati, oltre che da quanto stabilito dal Codice di diritto canonico, dalle Costituzioni sinodali e dall’apposito statuto quadro emanato dall’Ordinario diocesano.

 

97. Si studi la possibilità che la scadenza e il rinnovo del consiglio pastorale parrocchiale, orientativamente, sia comune a tutti i consigli di organismi di partecipazione. Sia introdotta, negli statuti dei consigli pastorali parrocchiali, la disposizione per cui, in caso di nomina di un nuovo parroco, il consiglio permane nelle sue funzioni ancora un anno, al termine del quale decade.

 

(Tratto da 37° Sinodo della Chiesa di Bergamo, 2007)


[1] CEI, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, n.12

[2] COMMISSIONE PRESBITERIALE REGIONALE LOMBARDA,  Quale prete per una parrocchia che cambia, n.4

Attualmente i membri del CPaP sono:

don Roberto Belotti, Gabriella Agazzi, Valerio Bolognini, Loredana Bombardieri, Luciana Carlessi Bucci, Alfio Castelli, Elena de Santis, Cristina Facoetti Poma, Augusta Frigeni, Irma Gaburri, Claudia Ghisalberti, Maurizia Gottardi, Carla Invernici, Marco Lupi, Claudio Marchesi, Marina Menghini, Anna Nasi, Caterina Nunnari, Federica Oldani, Luigi Oldani, Mario Pina, Roberta Caldara, suor Ignazia Serra, suor Arasy

 



in L'attività del Consiglio Pastorale